Nel recente rapporto annuale di Transparency International (TI), l’Ungheria è stata nuovamente indicata come il paese più corrotto dell’Unione Europea, con l’Italia che registra un ulteriore peggioramento nella sua posizione, segnando un trend preoccupante in termini di percezione della corruzione.
L’Ungheria in testa alla classifica dell’UE
Secondo l’indice di percezione della corruzione (CPI) di Transparency International, l’Ungheria continua a occupare la posizione di fanalino di coda nell’Unione Europea. Il paese, sotto la guida del primo ministro Viktor Orbán, è stato criticato per il consolidamento del potere, la limitazione della libertà di stampa e la crescente influenza politica su istituzioni giudiziarie e organi indipendenti. L’indice CPI misura la percezione della corruzione nel settore pubblico, valutando variabili come la trasparenza nelle procedure amministrative, la responsabilità dei governanti e l’efficacia degli organi di controllo.
La situazione in Ungheria è stata giudicata particolarmente allarmante, con le politiche autoritarie di Orbán che hanno indebolito le strutture anticorruzione e hanno limitato le azioni della società civile e dei media. Questo ha creato un ambiente favorevole alla corruzione e alla malversazione, con impatti significativi sulla governance e la qualità delle istituzioni democratiche.
L’Italia: segnali preoccupanti di un peggioramento
Anche se l’Italia non occupa la posizione più bassa della classifica, la sua situazione non è affatto confortante. Il nostro paese ha visto un peggioramento del suo punteggio rispetto agli anni precedenti, con un incremento delle preoccupazioni riguardo alla corruzione e alla trasparenza nel settore pubblico. L’Italia si trova ora tra le nazioni con un punteggio relativamente basso in Europa, con alcuni segnali che indicano una crescente sfiducia nei confronti delle istituzioni.
Questo deterioramento si collega a diversi fattori. Tra questi, la lentezza dei processi giudiziari, la difficoltà nell’attuazione di riforme anti-corruzione e il persistere di fenomeni di nepotismo e clientelismo, che caratterizzano alcune zone del paese, contribuiscono a una visione negativa della trasparenza nella politica e nella gestione delle risorse pubbliche.
Nonostante i miglioramenti in alcuni settori e i continui sforzi per contrastare la corruzione, la percezione di un sistema ancora permeato da pratiche corruttive rimane alta. L’Italia, inoltre, si trova a dover affrontare sfide legate alla gestione dei fondi europei, come il Recovery Plan, dove la trasparenza nella distribuzione delle risorse è cruciale per evitare rischi di malversazione.
Cosa emerge dal rapporto di Transparency International?
Il CPI 2024 di Transparency International è un’indagine fondamentale per tracciare un bilancio delle politiche anticorruzione in ogni paese e per misurare l’efficacia delle azioni intraprese dalle autorità nazionali. Quest’anno, il rapporto evidenzia come, nonostante le misure adottate in molti Stati membri, la corruzione resti un problema persistente in molti paesi dell’UE, con l’Ungheria che rappresenta l’esempio più estremo di un sistema politico in cui la corruzione è visibile e difficilmente combattibile.
L’Italia, purtroppo, è vista come un esempio di come le politiche anticorruzione possano non essere sufficientemente efficaci senza un forte impegno e la cooperazione tra le istituzioni e la società civile. Il rafforzamento della trasparenza nelle amministrazioni pubbliche, la protezione dei whistleblower e una maggiore indipendenza della magistratura sono temi cruciali per invertire questa tendenza.
Cosa serve per migliorare?
Per l’Ungheria, ma anche per l’Italia, il miglioramento della posizione nella classifica richiede azioni concrete, come la riforma del sistema giudiziario, la promozione di politiche di trasparenza e responsabilità nelle istituzioni pubbliche, e il rafforzamento dei meccanismi di controllo. In particolare, l’Ungheria dovrebbe affrontare le critiche internazionali con un impegno reale nella difesa dello stato di diritto, mentre l’Italia deve continuare a lavorare su riforme che rendano più efficace la lotta contro la corruzione, migliorando la qualità della governance e l’efficienza delle istituzioni.