Israele riprende i bombardamenti su Gaza: oltre 200 morti

Questa escalation segna la fine di una tregua iniziata a gennaio

Nella notte tra il 17 e il 18 marzo 2025, l’aviazione israeliana ha condotto una serie di raid aerei sulla Striscia di Gaza, causando almeno 200 morti, secondo le autorità sanitarie palestinesi.

 

Questa escalation segna la fine di una tregua iniziata a gennaio, durante la quale si erano svolte negoziazioni per il rilascio di ostaggi israeliani detenuti da Hamas.

Contesto della tregua e delle negoziazioni

La tregua, mediata da Egitto e Qatar con il supporto degli Stati Uniti, mirava a porre fine a un conflitto durato 17 mesi che aveva causato ingenti perdite umane e materiali nella regione. Tuttavia, le trattative per estendere il cessate il fuoco si sono arenate, principalmente a causa del rifiuto di Hamas di liberare 59 ostaggi israeliani ancora in suo possesso.

Motivazioni dell’attacco israeliano

Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha giustificato l’operazione militare affermando che il “ripetuto rifiuto” di Hamas di rilasciare gli ostaggi e di prolungare la tregua ha reso necessaria una risposta militare. Netanyahu ha dichiarato che Israele agirà con “forza crescente” contro Hamas.

Dettagli degli attacchi

I raid aerei hanno colpito diverse località nella Striscia di Gaza, tra cui Gaza City, Deir al-Balah, Khan Younis e Rafah. Le autorità sanitarie locali riferiscono che tra le vittime vi sono numerosi bambini, e le immagini provenienti da Gaza mostrano ospedali e obitori sovraffollati.

Uno degli obiettivi degli attacchi è stato Mahmud Abu Watfa, un alto funzionario di Hamas.

Reazioni internazionali

La Casa Bianca ha espresso sostegno all’azione israeliana, affermando che coloro che terrorizzano Israele “pagheranno un caro prezzo”.

Nel frattempo, le organizzazioni umanitarie hanno espresso preoccupazione per l’aggravarsi della crisi umanitaria a Gaza, dove le infrastrutture sanitarie sono al collasso e la popolazione civile continua a subire le conseguenze del conflitto.

La rottura della tregua e la ripresa delle ostilità rappresentano un grave passo indietro negli sforzi per raggiungere una pace duratura nella regione, aumentando le sofferenze della popolazione civile e complicando ulteriormente le prospettive di una soluzione diplomatica al conflitto israelo-palestinese.

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Proteste di massa scuotono l’Europa dell’Est

Centinaia di migliaia di cittadini sono scesi in piazza per protestare contro i rispettivi governi

Negli ultimi mesi, l’Europa dell’Est è stata teatro di imponenti manifestazioni popolari in Serbia, Romania e, in misura minore, in Ungheria. Centinaia di migliaia di cittadini sono scesi in piazza per protestare contro i rispettivi governi, accusati di corruzione, autoritarismo e legami con la Russia.

 

Serbia: proteste senza precedenti contro il governo

In Serbia, le strade di Belgrado hanno visto la più grande manifestazione nella storia recente del paese. Guidati principalmente da studenti, i cittadini hanno protestato per quattro mesi consecutivi contro la corruzione governativa e la gestione negligente delle infrastrutture pubbliche. La scintilla che ha innescato le proteste è stato il crollo del tetto di una stazione ferroviaria a Novi Sad nel novembre 2024, che ha causato la morte di 14 persone. I manifestanti attribuiscono l’incidente alla corruzione e alla scarsa qualità dei lavori di ristrutturazione.

Durante le proteste, le autorità sono state accusate di utilizzare cannoni sonori contro i manifestanti, causando sintomi come mal di testa e nausea. Il presidente Aleksandar Vučić ha negato tali accuse, ma il malcontento popolare rimane alto.

Romania: tensioni politiche e accuse di ingerenza straniera

In Romania, le tensioni politiche sono aumentate dopo l’arresto di Călin Georgescu, leader di estrema destra e candidato presidenziale filorusso. Georgescu è stato escluso dalle elezioni presidenziali e accusato di diversi reati, tra cui istigazione ad azioni contro l’ordine costituzionale e diffusione di informazioni false.

Le autorità hanno anche scoperto un arsenale di armi e una somma significativa di denaro durante le perquisizioni nelle proprietà associate a Georgescu e ai suoi collaboratori.

Questi eventi hanno scatenato proteste a Bucarest, con migliaia di persone che hanno manifestato contro l’estrema destra e a favore della democrazia e dei legami della Romania con l’Unione Europea.

Ungheria: sostegno al leader serbo durante le proteste

In Ungheria, sebbene non si siano registrate proteste di massa interne, il paese è stato coinvolto indirettamente nelle tensioni regionali. Durante le manifestazioni in Serbia, il presidente Vučić si è recato a Budapest per colloqui con il primo ministro ungherese Viktor Orbán. Orbán ha elogiato Vučić, definendolo “il campione della stabilità dei Balcani”, sottolineando l’importanza della stabilità della Serbia per l’intera regione.

Conclusioni

Le recenti proteste in Serbia e Romania evidenziano un crescente malcontento verso governi percepiti come corrotti e autoritari, con legami sospetti con la Russia. Mentre in Serbia le manifestazioni sono state innescate da questioni interne come la corruzione e la cattiva gestione delle infrastrutture, in Romania le tensioni sono aumentate a causa di accuse di ingerenza straniera e dell’arresto di un leader politico filorusso. In Ungheria, il governo ha mostrato sostegno ai leader filorussi della regione, sottolineando le complesse dinamiche politiche dell’Europa dell’Est.

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Trump invoca poteri di guerra per deportare migranti: le ultime notizie

Questa legge, raramente utilizzata nella storia americana,

Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha recentemente invocato l’Alien Enemies Act del 1798 per accelerare la deportazione di migranti venezuelani sospettati di affiliazione alla gang Tren de Aragua.

Questa legge, raramente utilizzata nella storia americana, concede al presidente poteri straordinari in tempo di guerra per espellere cittadini non americani senza un regolare processo.

Nonostante un giudice federale abbia emesso un’ingiunzione temporanea di 14 giorni per bloccare tali deportazioni, l’amministrazione Trump ha proceduto all’espulsione di centinaia di migranti, sostenendo che l’ordine del giudice non avesse una base legale. Molti di questi individui sono stati trasferiti in El Salvador, dove sono stati detenuti in strutture note per le loro misure severe.

L’uso dell’Alien Enemies Act in questo contesto ha suscitato critiche da parte di gruppi per i diritti civili e di alcuni esponenti politici, che ritengono improprio applicare una legge concepita per situazioni di guerra a questioni di immigrazione e sicurezza interna. Le sfide legali in corso potrebbero definire i limiti dell’autorità presidenziale in materia di immigrazione e l’interpretazione delle leggi federali in tempi moderni.

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Trump e Putin discutono del cessate il fuoco in Ucraina

Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, e il presidente russo, Vladimir Putin, hanno in programma un colloquio questa settimana per discutere di un possibile cessate il fuoco nel conflitto tra Ucraina e Russia.

Secondo Steve Witkoff, inviato speciale della Casa Bianca, questo sarà il loro secondo contatto pubblico da quando Trump ha iniziato il suo secondo mandato a gennaio.

In precedenza, Trump e Putin avevano concordato di avviare negoziati di alto livello per porre fine alla guerra. Witkoff si è detto ottimista riguardo all’esito positivo del prossimo colloquio, sottolineando la relazione instaurata tra i due leader durante il primo mandato di Trump.

La proposta statunitense prevede un cessate il fuoco di 30 giorni, già accettato dall’Ucraina. Putin ha espresso un’approvazione di principio, ma restano da negoziare i dettagli. La decisione finale di Trump è attesa per formalizzare la proposta.

Nel frattempo, una coalizione di 26 nazioni, denominata “coalizione dei volenterosi” e guidata dal primo ministro britannico Keir Starmer, ha tenuto un vertice virtuale esortando la Russia ad accettare la proposta di cessate il fuoco di Trump. La coalizione ha sottolineato la necessità di una pressione collettiva sulla Russia per garantire l’accettazione della proposta e ha ribadito il proprio impegno a garantire la sicurezza dell’Ucraina su terra, mare e aria dopo il conflitto.

Tuttavia, Putin ha posto condizioni per il cessate il fuoco, tra cui la rinuncia dell’Ucraina alle ambizioni NATO, la riduzione delle sue forze armate e la cessione di quattro territori annessi, condizioni che Kiev rifiuta. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha chiesto garanzie di sicurezza chiare dagli alleati e ha dichiarato che la pace deve iniziare incondizionatamente.

Nonostante le discussioni in corso, entrambe le parti hanno intensificato gli attacchi aerei, causando danni significativi in entrambi i paesi. La coalizione si riunirà nuovamente per consolidare i piani per la futura sicurezza dell’Ucraina.

La comunità internazionale attende con interesse l’esito del prossimo colloquio tra Trump e Putin, sperando che possa rappresentare un passo significativo verso la fine del conflitto in Ucraina.

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Tragedia in Macedonia del Nord: incendio in discoteca causa almeno 50 morti

Al momento dell'incidente, circa 1.500 persone, per lo più giovani, affollavano il locale.

Nella notte tra il 15 e il 16 marzo 2025, la cittadina di Kocani, situata a circa 100 chilometri a est della capitale Skopje, è stata teatro di una tragedia senza precedenti.

Un incendio devastante è divampato all’interno della discoteca “Pulse” durante un concerto del duo hip-hop DNK, molto popolare nel paese. Al momento dell’incidente, circa 1.500 persone, per lo più giovani, affollavano il locale.

Secondo le prime ricostruzioni, l’incendio sarebbe stato innescato dall’uso di effetti pirotecnici durante l’esibizione. Le scintille avrebbero raggiunto il soffitto, causando un rapido propagarsi delle fiamme. Video condivisi sui social media mostrano il panico generale mentre i presenti tentavano disperatamente di evacuare il locale in fiamme.

Il bilancio attuale è drammatico: almeno 50 persone hanno perso la vita e oltre 100 sono rimaste ferite. Le autorità locali hanno dichiarato che il numero delle vittime potrebbe aumentare nelle prossime ore, man mano che proseguono le operazioni di soccorso e identificazione.

Il ministro dell’Interno, Panche Toshkovski, ha riferito in una conferenza stampa che un uomo è stato arrestato in relazione all’incidente, sebbene non siano stati forniti dettagli specifici sul suo coinvolgimento. Nel frattempo, familiari e amici delle vittime si sono radunati presso gli ospedali e gli uffici municipali di Kocani in cerca di notizie sui propri cari.

Le strutture sanitarie locali sono sotto pressione a causa dell’alto numero di feriti, molti dei quali sono stati trasferiti negli ospedali della capitale per ricevere cure adeguate. Le autorità hanno avviato un’indagine approfondita per determinare le cause esatte dell’incendio e valutare eventuali responsabilità legate all’organizzazione dell’evento e al rispetto delle norme di sicurezza.

La tragedia ha scosso profondamente la Macedonia del Nord, suscitando un’ondata di solidarietà e cordoglio sia a livello nazionale che internazionale. Il governo ha proclamato una giornata di lutto nazionale in memoria delle vittime, mentre continuano le indagini per fare piena luce su quanto accaduto e prevenire future tragedie simili.

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Raid USA contro gli Houthi nello Yemen: Trump avverte l’Iran

Gli attacchi hanno colpito obiettivi strategici nella capitale Sana'a, tra cui basi militari

Il 15 marzo 2025, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha ordinato una serie di attacchi aerei su larga scala contro le postazioni dei ribelli Houthi nello Yemen, segnando la prima operazione militare significativa del suo secondo mandato.

Gli attacchi hanno colpito obiettivi strategici nella capitale Sana’a, tra cui basi militari, leader ribelli e sistemi di difesa missilistica, con l’obiettivo di proteggere la navigazione commerciale nel Mar Rosso e inviare un chiaro avvertimento all’Iran riguardo al suo sostegno agli Houthi.

Secondo il Ministero della Salute yemenita, controllato dagli Houthi, almeno 18 civili sono stati uccisi e 24 feriti durante gli attacchi.

Le forze statunitensi hanno utilizzato caccia lanciati dalla portaerei USS Harry S. Truman, stazionata nel Mar Rosso, oltre a droni armati e aerei d’attacco provenienti da basi regionali.

Il presidente Trump ha giustificato l’operazione come una risposta agli attacchi degli Houthi contro navi nel Mar Rosso e ha avvertito l’Iran di cessare immediatamente il suo sostegno ai ribelli, minacciando ulteriori azioni militari in caso contrario.

Ha dichiarato che gli Stati Uniti considereranno l’Iran pienamente responsabile delle azioni degli Houthi e che ulteriori provocazioni non saranno tollerate.

Le tensioni nella regione erano aumentate dopo che gli Houthi avevano minacciato di attaccare navi israeliane in risposta al blocco degli aiuti a Gaza da parte di Israele. Inoltre, gli Houthi avevano precedentemente effettuato oltre 100 attacchi a navi nel Mar Rosso dall’inizio del conflitto tra Israele e Hamas un anno e mezzo fa, causando interruzioni significative nel commercio marittimo internazionale.

L’operazione rappresenta un’escalation significativa nel coinvolgimento degli Stati Uniti nel conflitto yemenita e potrebbe avere implicazioni profonde per la stabilità della regione. Gli analisti avvertono che tali attacchi potrebbero rafforzare la determinazione degli Houthi e aumentare il sostegno locale al gruppo, complicando ulteriormente gli sforzi per raggiungere una soluzione pacifica al conflitto.

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Aggiornamenti sulle iniziative diplomatiche per la pace in Ucraina

Sir Keir Starmer, ha avvertito Putin di non utilizzare tattiche dilatorie nei negoziati per il cessate il fuoco.

Le recenti iniziative diplomatiche hanno visto il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, impegnato in colloqui con il presidente russo, Vladimir Putin, nel tentativo di porre fine al conflitto in Ucraina.

Trump ha descritto queste discussioni come “produttive”, esprimendo speranza in una risoluzione imminente della guerra. Tuttavia, il Cremlino ha mostrato cautela, rifiutando un cessate il fuoco immediato e sottolineando la necessità di risolvere questioni pendenti prima di una tregua definitiva.

Parallelamente, il primo ministro britannico, Sir Keir Starmer, ha avvertito Putin di non utilizzare tattiche dilatorie nei negoziati per il cessate il fuoco. Starmer ha sottolineato l’importanza di aumentare la pressione economica sulla Russia per portarla al tavolo delle trattative e ha ribadito la necessità di monitorare attentamente qualsiasi accordo di tregua per garantirne l’efficacia.

Inoltre, Starmer ha convocato una videoconferenza con circa 25 leader mondiali, tra cui rappresentanti di paesi europei, Canada, Australia, Nuova Zelanda, il segretario generale della NATO e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. L’obiettivo dell’incontro è stato discutere la situazione in Ucraina e valutare la disponibilità dei partecipanti a unirsi alla “coalizione dei volenterosi” promossa dal Regno Unito e dalla Francia. Starmer ha enfatizzato la necessità di aumentare la pressione economica sulla Russia e di incrementare il supporto militare a Kiev per sostenere una pace duratura in Ucraina.

Nel frattempo, il presidente ucraino Zelensky ha esortato gli Stati Uniti a intensificare la pressione su Putin per ottenere un cessate il fuoco. Ha espresso preoccupazione per la possibilità che la Russia possa sabotare i colloqui di pace imponendo condizioni alla tregua. Le tensioni sul campo rimangono elevate, con continui scambi di attacchi tra le forze russe e ucraine, mentre la comunità internazionale cerca soluzioni diplomatiche per porre fine al conflitto.

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G7 intensifica le pressioni sulla Russia per il cessate il fuoco in Ucraina

Questo avvertimento si inserisce in un contesto di crescenti pressioni internazionali sulla Russia

I ministri degli Esteri dei Paesi del G7 hanno recentemente concluso un vertice durante il quale hanno riaffermato il loro impegno a sostenere l’integrità territoriale dell’Ucraina.

 

Nel comunicato finale, hanno esortato la Russia ad accettare un cessate il fuoco con Kiev, avvertendo che, in caso contrario, potrebbero essere imposte nuove sanzioni.

Questo avvertimento si inserisce in un contesto di crescenti pressioni internazionali sulla Russia affinché ponga fine al conflitto in Ucraina. Il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy ha recentemente sollecitato gli Stati Uniti a esercitare una pressione significativa sul presidente russo Vladimir Putin per garantire un cessate il fuoco, sottolineando che Putin non porrà fine alla guerra volontariamente.

Nel frattempo, il primo ministro britannico Keir Starmer ha invitato le nazioni del G7 ad adottare una posizione più aggressiva sulle sanzioni contro la Russia, in particolare riguardo ai limiti sul petrolio e al targeting di settori chiave e istituzioni finanziarie che aiutano la Russia a eludere le sanzioni esistenti.

Inoltre, i leader del G7 hanno concordato di fornire all’Ucraina prestiti per un totale di 50 miliardi di dollari, garantiti dai proventi di beni sovrani russi immobilizzati, con l’obiettivo di soddisfare le urgenti esigenze finanziarie del paese.

Questi sviluppi sottolineano la determinazione delle nazioni del G7 a sostenere l’Ucraina e a intensificare la pressione sulla Russia affinché accetti un cessate il fuoco e contribuisca a una soluzione pacifica del conflitto.

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Pechino e Mosca chiedono la revoca delle sanzioni statunitensi contro l’Iran

le sanzioni statunitensi contro l'Iran sono state un punto focale della geopolitica internazionale

Negli ultimi anni, le sanzioni statunitensi contro l’Iran sono state un punto focale della geopolitica internazionale, influenzando le dinamiche economiche e diplomatiche globali.

 

Recentemente, Cina e Russia hanno intensificato gli sforzi per chiedere la revoca di queste misure restrittive, sottolineando le loro ripercussioni non solo sull’economia iraniana, ma anche sulla stabilità della regione mediorientale e sulle relazioni commerciali globali.

Il contesto delle sanzioni statunitensi

Le sanzioni statunitensi contro l’Iran risalgono a decenni fa, ma si sono intensificate a seguito del ritiro degli Stati Uniti dall’accordo sul nucleare iraniano (JCPOA) nel 2018, sotto l’amministrazione di Donald Trump. Washington ha reimposto severe misure economiche con l’obiettivo di costringere Teheran a negoziare un nuovo accordo più restrittivo sul nucleare e a limitare le sue influenze nella regione. Tuttavia, queste sanzioni hanno avuto un impatto significativo sulla popolazione iraniana, limitando l’accesso del paese ai mercati finanziari internazionali e riducendo le sue esportazioni di petrolio.

La posizione di Pechino e Mosca

Sia la Cina che la Russia hanno ripetutamente criticato le sanzioni statunitensi contro l’Iran, considerandole illegali e unilaterali. Entrambi i paesi hanno rafforzato i loro legami con Teheran negli ultimi anni, sia dal punto di vista economico che strategico.

Cina: un partner economico cruciale per Teheran

La Cina è il principale acquirente di petrolio iraniano, nonostante le sanzioni statunitensi. Pechino ha più volte denunciato le misure punitive imposte da Washington, affermando che ostacolano la stabilità economica dell’Asia occidentale e limitano il diritto sovrano dell’Iran a sviluppare il proprio settore energetico. Inoltre, il governo cinese ha firmato un accordo strategico con l’Iran nel 2021, della durata di 25 anni, volto a rafforzare la cooperazione economica e infrastrutturale tra i due paesi.

Russia: un alleato politico e militare di Teheran

Anche la Russia ha stretto relazioni sempre più strette con l’Iran, soprattutto nel contesto del conflitto in Ucraina e delle tensioni con l’Occidente. Mosca ha criticato apertamente le sanzioni statunitensi, sostenendo che penalizzano l’economia globale e ostacolano la diplomazia internazionale. Inoltre, la cooperazione tra Iran e Russia si è ampliata anche nel settore della difesa, con rapporti riguardanti la fornitura di droni iraniani a Mosca per il conflitto in Ucraina e un rafforzamento della collaborazione militare.

Le implicazioni geopolitiche

La richiesta di revoca delle sanzioni da parte di Cina e Russia rappresenta una sfida diretta alla politica estera statunitense. Se Washington decidesse di mantenere le misure punitive, ciò potrebbe portare a una maggiore polarizzazione nelle relazioni internazionali, rafforzando l’asse tra Pechino, Mosca e Teheran. D’altra parte, un allentamento delle sanzioni potrebbe facilitare un ritorno ai negoziati sul nucleare e ridurre le tensioni nella regione.

Prospettive future

Le probabilità che gli Stati Uniti rivedano la loro posizione sulle sanzioni dipendono da diversi fattori, tra cui la politica interna statunitense, la posizione degli alleati occidentali e gli sviluppi nei negoziati sul nucleare iraniano. Tuttavia, con l’evoluzione degli equilibri globali e l’emergere di nuove alleanze economiche e strategiche, la pressione esercitata da Pechino e Mosca potrebbe influenzare il futuro delle relazioni internazionali con l’Iran.

In conclusione, la richiesta congiunta di Cina e Russia di revocare le sanzioni contro l’Iran evidenzia il crescente ruolo di questi due paesi nella politica globale e la loro opposizione alle strategie statunitensi in Medio Oriente. Resta da vedere se Washington manterrà la sua linea dura o se opterà per un cambio di strategia per evitare un’ulteriore frammentazione del sistema geopolitico internazionale.

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Incidente aereo a Denver: passeggeri evacuati sull’ala dopo incendio al motore

L'aereo, partito da Colorado Springs e diretto a Dallas-Fort Worth, trasportava 172 passeggeri

Giovedì 13 marzo 2025, un Boeing 737-800 dell’American Airlines, volo 1006, ha effettuato un atterraggio d’emergenza all’aeroporto internazionale di Denver dopo che l’equipaggio aveva segnalato vibrazioni anomale al motore.

 

L’aereo, partito da Colorado Springs e diretto a Dallas-Fort Worth, trasportava 172 passeggeri e sei membri dell’equipaggio. Dopo l’atterraggio, mentre l’aeromobile stava rullando verso il gate, il motore ha preso fuoco, sprigionando fiamme e una densa coltre di fumo nero.

L’incendio ha costretto i passeggeri a un’evacuazione immediata utilizzando gli scivoli d’emergenza. Alcuni sono stati visti in piedi sull’ala dell’aereo mentre fuggivano dal fumo e dalle fiamme. Fortunatamente, non sono stati riportati feriti gravi; tuttavia, 12 persone sono state trasportate in ospedale per lievi lesioni.

Le squadre antincendio dell’aeroporto sono intervenute rapidamente per domare le fiamme. La Federal Aviation Administration (FAA) ha avviato un’indagine per determinare le cause dell’incendio, che sembrerebbe essere correlato a un problema al motore.

Questo incidente si aggiunge a una serie di eventi significativi nel settore dell’aviazione nordamericana verificatisi negli ultimi mesi, sollevando preoccupazioni riguardo alla sicurezza dei voli. Esperti del settore, tuttavia, attribuiscono questi episodi a una “casualità statistica” piuttosto che a problemi sistemici di sicurezza.

American Airlines ha espresso gratitudine per la prontezza dell’equipaggio e dei soccorritori, sottolineando l’importanza delle procedure di emergenza che hanno garantito la sicurezza di tutti i passeggeri a bordo.

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Tensioni commerciali tra USA e UE: possibili dazi su vini e champagne

Questa mossa è una risposta ai dazi del 50% che l'UE ha annunciato sull'importazione di whiskey americano

Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha recentemente minacciato di imporre dazi del 200% su vini, champagne e altre bevande alcoliche provenienti dall’Unione Europea (UE).

 

Questa mossa è una risposta ai dazi del 50% che l’UE ha annunciato sull’importazione di whiskey americano, in vigore dal 1º aprile 2025, come ritorsione per i precedenti dazi statunitensi su acciaio e alluminio.La possibile imposizione di tali tariffe ha sollevato preoccupazioni significative nel settore vinicolo europeo. Paesi come Francia, Spagna e Italia, principali esportatori di vino verso gli Stati Uniti, temono ripercussioni economiche rilevanti. In particolare, l’Italia potrebbe subire perdite fino a 1 miliardo di euro nel settore vinicolo, con un calo delle esportazioni stimato del 25%.Le reazioni non si sono fatte attendere. Il ministro francese per il Commercio Estero, Laurent Saint-Martin, ha dichiarato che la Francia è “determinata a replicare” alle minacce statunitensi, affermando: “Non cederemo mai alle minacce e proteggeremo sempre le nostre filiere”.

Anche la Spagna ha espresso preoccupazione, sottolineando l’impatto negativo che tali dazi avrebbero su un settore chiave della sua economia.
Negli Stati Uniti, l’industria vinicola californiana sta vivendo un periodo di incertezza. Sebbene alcuni produttori vedano un’opportunità nella riduzione della concorrenza europea, molti temono che l’aumento dei prezzi possa ridurre il consumo complessivo di vino, danneggiando l’intero settore.
Questo scontro commerciale potrebbe avere ripercussioni anche sui consumatori. Negli Stati Uniti, i prezzi di vini e champagne europei potrebbero aumentare significativamente, rendendoli meno accessibili. Allo stesso tempo, i consumatori europei potrebbero affrontare costi più elevati per prodotti americani come il whiskey.

La situazione attuale rappresenta un’escalation nelle tensioni commerciali tra Stati Uniti e Unione Europea. Entrambe le parti sembrano determinate a difendere i propri interessi economici, ma un prolungato conflitto tariffario potrebbe avere conseguenze negative per le economie di entrambi i blocchi. È auspicabile che si avviino negoziati per evitare una guerra commerciale che danneggerebbe produttori e consumatori su entrambe le sponde dell’Atlantico.

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La Cina ospita Iran e Russia per i colloqui sul nucleare: una svolta nella diplomazia globale?

La Cina ha recentemente ospitato colloqui di alto livello con Iran e Russia

La Cina ha recentemente ospitato colloqui di alto livello con Iran e Russia per discutere delle questioni legate al programma nucleare iraniano, segnando un’importante mossa strategica nella diplomazia internazionale.

 

Questo incontro si inserisce in un contesto geopolitico complesso, caratterizzato dalle tensioni tra Iran e Occidente e dall’inasprimento delle sanzioni contro Teheran.

Un nuovo asse diplomatico

La scelta della Cina come sede di questi colloqui non è casuale. Pechino ha progressivamente rafforzato i propri legami con Teheran e Mosca, sia dal punto di vista economico che politico. L’incontro rappresenta un ulteriore passo verso una maggiore cooperazione tra le tre nazioni, che condividono la volontà di contrastare l’influenza occidentale nelle questioni internazionali.

L’Iran, da parte sua, continua a sviluppare il proprio programma nucleare, nonostante le restrizioni imposte dagli accordi internazionali. Dopo il ritiro unilaterale degli Stati Uniti dall’accordo sul nucleare del 2015 (JCPOA), Teheran ha progressivamente ridotto il rispetto dei limiti imposti dall’intesa, aumentando il livello di arricchimento dell’uranio e limitando l’accesso agli ispettori dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA).

Gli interessi in gioco

Per la Cina, i colloqui rappresentano un’opportunità per rafforzare il proprio ruolo di mediatore nelle questioni globali. Pechino ha già dimostrato la sua capacità di facilitare il dialogo tra Iran e Arabia Saudita, contribuendo alla ripresa delle relazioni diplomatiche tra i due Paesi. Inoltre, la stabilità nella regione mediorientale è di fondamentale importanza per la Cina, che dipende dalle forniture di petrolio iraniano.

La Russia, dal canto suo, è interessata a mantenere stretti rapporti con Teheran per ragioni sia economiche che militari. L’alleanza con l’Iran consente a Mosca di aggirare le sanzioni occidentali e di rafforzare la propria presenza in Medio Oriente, un’area strategica per gli equilibri geopolitici globali.

Prospettive future e reazioni internazionali

L’incontro in Cina potrebbe segnare un punto di svolta nelle trattative sul nucleare iraniano. Tuttavia, resta da vedere quale sarà la reazione degli Stati Uniti e dei Paesi europei, che continuano a chiedere a Teheran di tornare al rispetto del JCPOA. Washington, in particolare, ha più volte espresso preoccupazione per la crescente collaborazione tra Iran, Russia e Cina, vedendo in questa alleanza una minaccia per la sicurezza globale.

Un possibile esito dei colloqui potrebbe essere la definizione di nuove modalità di cooperazione tra Iran e i suoi alleati, con la possibilità di accordi energetici e militari più stretti. D’altro canto, un mancato progresso nelle trattative potrebbe portare a un’ulteriore escalation delle tensioni, con ripercussioni sul mercato energetico e sulla stabilità internazionale.

In un mondo sempre più multipolare, la Cina si sta affermando come un attore chiave nelle questioni diplomatiche globali. La sua capacità di mediazione tra potenze rivali potrebbe ridefinire gli equilibri di potere e influenzare il futuro della non proliferazione nucleare.

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Putin esprime apertura verso una tregua in Ucraina, ma pone condizioni per una pace duratura

Vladimir Putin ha recentemente espresso apertura verso una tregua nel conflitto con l'Ucraina

Il presidente russo Vladimir Putin ha recentemente espresso apertura verso una tregua nel conflitto con l’Ucraina, sottolineando che essa dovrebbe portare a una pace duratura e affrontare le cause profonde della crisi.

 

Questa dichiarazione è avvenuta durante una conferenza stampa congiunta con il presidente bielorusso Alexander Lukashenko, in risposta a una proposta degli Stati Uniti per un cessate il fuoco di 30 giorni.

Putin ha affermato: “Siamo d’accordo con la proposta sul cessate il fuoco, partendo dal presupposto che il cessate il fuoco conduca a una pace duratura per rimuovere le ragioni alla base del conflitto”.

Ha inoltre evidenziato la necessità di discutere questioni fondamentali e ha suggerito la possibilità di una conversazione con il presidente americano Donald Trump per avanzare nelle discussioni.

Nonostante l’apertura al dialogo, Putin ha espresso riserve riguardo alla proposta di una tregua temporanea, sottolineando che qualsiasi cessate il fuoco dovrebbe essere ben definito ed efficace. Ha espresso preoccupazioni sul fatto che una tregua potrebbe permettere all’Ucraina di riorganizzarsi militarmente, enfatizzando la necessità di garantire che non venga utilizzata per rafforzare le capacità militari ucraine.

Nel frattempo, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha accolto positivamente la proposta statunitense di una tregua, esprimendo gratitudine verso il presidente Trump per l’iniziativa. Tuttavia, ha sottolineato l’importanza di assicurare che qualsiasi cessate il fuoco non venga sfruttato per rafforzare le posizioni militari, ma piuttosto come un passo verso una pace completa e duratura.

Parallelamente, i leader del G7 si sono riuniti in Canada per discutere una soluzione al conflitto, ribadendo il loro sostegno all’Ucraina e cercando vie per una risoluzione pacifica.

Inoltre, il presidente bielorusso Lukashenko ha discusso con Putin questioni di sicurezza e ha criticato le sanzioni occidentali contro la Russia, sottolineando la necessità di una cooperazione più stretta tra i due paesi.

In conclusione, mentre la Russia mostra apertura verso una tregua, insiste sulla necessità che essa conduca a una pace duratura e affronti le cause profonde del conflitto. La comunità internazionale continua a cercare soluzioni diplomatiche per porre fine alle ostilità e garantire la stabilità nella regione.

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Trump cancella i fondi per il clima

Il 12 marzo 2025, l'Agenzia per la Protezione dell'Ambiente (EPA) ha revocato 20 miliardi di dollari

L’amministrazione Trump ha recentemente adottato misure significative che incidono negativamente sugli sforzi globali per contrastare i cambiamenti climatici.

 

Il 12 marzo 2025, l’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente (EPA) ha revocato 20 miliardi di dollari destinati a progetti di riduzione dei gas serra, suscitando critiche da parte di ambientalisti e membri del Partito Democratico. Questi fondi, originariamente stanziati attraverso l’Inflation Reduction Act del 2022 durante l’amministrazione Biden, erano destinati a sostenere iniziative di equità ambientale e climatica, in particolare nelle comunità svantaggiate. L’amministratore dell’EPA, Lee Zeldin, ha giustificato la decisione citando preoccupazioni riguardo a potenziali frodi e abusi, sebbene non siano stati forniti dettagli specifici al riguardo. Attualmente, il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti e l’FBI stanno esaminando il programma. Nel frattempo, il Climate United Fund ha intentato una causa contro l’EPA e Citibank per la sospensione dei fondi, sostenendo una violazione dell’accordo contrattuale. L’EPA ha dichiarato l’intenzione di riallocare i fondi con controlli più rigorosi, senza specificare le nuove destinazioni.

Inoltre, l’amministrazione Trump ha annunciato il ritiro degli Stati Uniti dal Loss and Damage Fund, un’iniziativa internazionale istituita nel 2022 per fornire assistenza finanziaria ai paesi poveri gravemente colpiti dai cambiamenti climatici. Questo fondo mirava a compensare le nazioni in via di sviluppo per i danni irreversibili causati dal riscaldamento globale. La decisione di ritirarsi è stata fortemente criticata da analisti climatici e sostenitori internazionali, che la considerano un passo indietro negli sforzi per la giustizia climatica, penalizzando le popolazioni più vulnerabili che hanno contribuito meno alla crisi climatica.

Queste azioni si inseriscono in un contesto più ampio di politiche dell’amministrazione Trump volte a ridurre l’impegno degli Stati Uniti nelle iniziative climatiche globali. Già nel giorno del suo insediamento, il presidente Trump aveva firmato un ordine esecutivo per ritirare nuovamente gli Stati Uniti dall’Accordo di Parigi, sottolineando un orientamento verso l’isolazionismo e il disimpegno dagli accordi internazionali.

Queste scelte hanno sollevato preoccupazioni tra gli esperti del clima, che temono un’inversione significativa nelle politiche climatiche globali e una diminuzione del sostegno alle energie rinnovabili e ai veicoli elettrici.

In conclusione, le recenti decisioni dell’amministrazione Trump di cancellare i fondi per il clima e di ritirarsi da accordi internazionali rappresentano un duro colpo per gli sforzi globali nella lotta ai cambiamenti climatici, sollevando interrogativi sul futuro delle politiche ambientali degli Stati Uniti e sul loro ruolo nella comunità internazionale

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Trump sfida la Ue: gli Stati Uniti vinceranno la battaglia commerciale con Bruxelles

Durante un incontro alla Casa Bianca con il premier irlandese Micheál Martin

Donald Trump ha recentemente dichiarato che gli Stati Uniti “vinceranno la battaglia commerciale con Bruxelles” in risposta ai dazi imposti dall’Unione Europea.

Durante un incontro alla Casa Bianca con il premier irlandese Micheál Martin, Trump ha affermato che l’UE è stata “molto dura” e ha promesso che gli Stati Uniti non si faranno più maltrattare sul commercio.

L’inviato per il commercio USA, Jamieson Greer, ha sostenuto che l’azione punitiva dell’UE ignora completamente gli imperativi di sicurezza nazionale degli Stati Uniti e, di fatto, la sicurezza internazionale. Nel frattempo, il Canada ha risposto con contro-dazi del 25% su prodotti in acciaio e alluminio USA, nonché su ulteriori beni importati per un valore di 14,2 miliardi di dollari.

Il presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa, ha cercato di abbassare i toni dello scontro, affermando che l’Europa deve “approfondire e moltiplicare le partnership commerciali” e che i dazi sono tasse per aziende e cittadini che aumentano solo l’inflazione. Costa ha sottolineato la necessità di evitare un’escalation commerciale con Washington e di risolvere i problemi attraverso il dialogo.

La situazione rimane tesa, con entrambe le parti che cercano di proteggere i propri interessi economici e commerciali. La Cina ha avvertito che prenderà tutte le misure necessarie a tutela dei suoi interessi e diritti legittimi

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L’UE risponde ai dazi di Trump con contromisure per 26 miliardi di euro

L'Unione Europea (UE) ha annunciato oggi una serie di contromisure in risposta ai dazi

L’Unione Europea (UE) ha annunciato oggi una serie di contromisure in risposta ai dazi del 25% imposti dall’amministrazione Trump su acciaio e alluminio europei.

Queste misure, che entreranno in vigore a partire dal 1° aprile, prevedono tariffe su prodotti statunitensi per un valore complessivo fino a 26 miliardi di euro, equivalenti all’impatto economico delle tariffe americane.

La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha espresso profondo rammarico per la decisione degli Stati Uniti, sottolineando che tali tariffe sono ingiustificate e dannose per il commercio transatlantico. Ha inoltre affermato che l’UE deve agire per proteggere consumatori e aziende europee, adottando contromisure forti ma proporzionate.

Le contromisure dell’UE saranno implementate in due fasi. Nella prima fase, a partire dal 1° aprile, saranno ripristinate le misure di riequilibrio già adottate nel 2018 e nel 2020, che colpiranno una serie di prodotti americani, tra cui motociclette, bourbon, burro di arachidi, tessuti, elettrodomestici e prodotti agricoli. Queste misure riguarderanno esportazioni statunitensi per un valore di circa 8 miliardi di euro.

La seconda fase, prevista per metà aprile, prevede l’introduzione di un nuovo pacchetto di dazi su prodotti industriali e agricoli americani, per un valore aggiuntivo di circa 18 miliardi di euro. Questa mossa mira a pareggiare l’impatto economico delle tariffe statunitensi e a esercitare pressione su Washington affinché riveda la sua posizione.

Il commissario europeo per il Commercio, Maroš Šefčovič, ha sottolineato che le tariffe statunitensi non solo danneggiano le imprese europee, ma hanno anche ripercussioni negative sulle catene di approvvigionamento globali e sui consumatori americani, che potrebbero affrontare aumenti dei prezzi. Ha inoltre ribadito la disponibilità dell’UE a negoziare una soluzione equa e bilanciata, ma ha avvertito che l’Unione non esiterà a difendere i propri interessi.

Questa escalation delle tensioni commerciali tra Bruxelles e Washington solleva preoccupazioni riguardo a una possibile guerra commerciale su larga scala, che potrebbe avere implicazioni significative per l’economia globale. Entrambe le parti sperano che attraverso il dialogo e la diplomazia sia possibile evitare ulteriori deterioramenti nelle relazioni economiche transatlantiche.

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Tensioni e sfide al G7 in Canada

Il 12 marzo 2025 ha preso il via a Charlevoix, in Canada, la riunione dei ministri degli Esteri del G7

Il 12 marzo 2025 ha preso il via a Charlevoix, in Canada, la riunione dei ministri degli Esteri del G7, la prima sotto la presidenza canadese.

L’incontro, che si protrarrà fino al 14 marzo, riunisce i rappresentanti di Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Regno Unito, Stati Uniti e dell’Unione Europea per discutere questioni globali di primaria importanza.

Tra i temi principali in agenda figurano la crisi in Ucraina, le tensioni commerciali e la sicurezza europea. La situazione ucraina, in particolare, è oggetto di dibattito tra i membri del G7 riguardo al linguaggio da adottare in una dichiarazione congiunta per commemorare il terzo anniversario del conflitto. Il Canada, in qualità di presidente del G7, sta collaborando con i partner europei e americani per raggiungere un consenso, nonostante le divergenze emerse con Washington sulla terminologia relativa all'”aggressione russa”.

Un altro punto di discussione riguarda la proposta canadese di istituire una task force per contrastare la “flotta ombra” di petroliere russe, utilizzate per eludere le sanzioni occidentali. Tuttavia, gli Stati Uniti hanno posto il veto a questa iniziativa, preferendo concentrare l’attenzione sulla Cina e rivedere il proprio ruolo nelle organizzazioni multilaterali.

La riunione dei ministri degli Esteri precede il 51º vertice del G7, previsto dal 15 al 17 giugno 2025 a Kananaskis, Alberta, Canada. Sarà la prima partecipazione per diversi leader mondiali, tra cui il primo ministro britannico Keir Starmer, il cancelliere tedesco Friedrich Merz, il primo ministro giapponese Shigeru Ishiba e il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, al suo ritorno dopo l’ultimo vertice G7 del 2019.

Il Canada, sotto la guida del nuovo primo ministro Mark Carney, ex governatore della Banca d’Inghilterra e della Banca del Canada, si trova ad affrontare sfide sia interne che esterne. Le recenti tensioni commerciali con gli Stati Uniti, accentuate dalle politiche tariffarie dell’amministrazione Trump, rappresentano un banco di prova per la leadership di Carney e per la capacità del G7 di mantenere un fronte unito su questioni economiche globali.

Il vertice dei ministri degli Esteri a Charlevoix rappresenta un’opportunità cruciale per rafforzare la cooperazione internazionale e affrontare congiuntamente le sfide globali, in vista dell’incontro dei leader del G7 previsto per giugno.

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La Groenlandia Svolta a Destra: Un Nuovo Sentiero Verso l’Indipendenza dalla Danimarca

Il partito Naleraq, che promuove una separazione rapida dalla Danimarca, ha ottenuto il 24,5% dei voti,

La Groenlandia ha recentemente vissuto un cambiamento politico significativo in seguito alle elezioni parlamentari dell’11 marzo 2025.

Il partito liberale Demokraatit, che sostiene una transizione graduale verso l’indipendenza dalla Danimarca, ha ottenuto il 29,9% dei voti, triplicando il suo supporto rispetto alle precedenti elezioni. Il leader del partito, Jens-Frederik Nielsen, è ora il principale candidato alla guida del governo groenlandese.

Il partito Naleraq, che promuove una separazione rapida dalla Danimarca, ha ottenuto il 24,5% dei voti, consolidando la sua posizione come forza politica significativa. I partiti precedentemente al governo, Inuit Ataqatigiit e Siumut, hanno subito una notevole flessione, ottenendo rispettivamente il 20% e il 15% dei voti.

Cinque dei sei partiti che hanno partecipato alle elezioni sono favorevoli all’indipendenza, sebbene differiscano nei tempi e nei modi della separazione. Demokraatit propone un percorso graduale verso l’indipendenza, senza scadenze precise, mentre Naleraq spinge per una secessione immediata e ha considerato la possibilità di un accordo con gli Stati Uniti in cambio di supporto economico e sicurezza.

Le elezioni hanno attirato l’attenzione internazionale, in particolare a causa delle dichiarazioni del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, che ha manifestato interesse nell’annessione della Groenlandia. Tuttavia, la popolazione groenlandese ha respinto in modo deciso questa proposta, con l’85% degli intervistati contrario all’idea.

La Groenlandia gode di autonomia dal 1979, ma dipende economicamente dalla Danimarca, che fornisce una sovvenzione annuale che rappresenta circa un quarto del PIL dell’isola. La strada verso l’indipendenza richiederà quindi un’attenta pianificazione economica e politica.

In conclusione, le recenti elezioni rappresentano una svolta storica per la Groenlandia, con l’indipendenza che appare sempre più vicina. Tuttavia, il percorso verso la sovranità completa sarà complesso e richiederà un equilibrio tra aspirazioni nazionali e realismo economico.

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Passi avanti verso la pace a Kiev: Un nuovo capitolo nella ricerca della stabilità

Dopo anni di tensioni e conflitti, la capitale ucraina sta vivendo un processo di rinnovamento diplomatico

Negli ultimi mesi, Kiev si è trovata al centro di iniziative e dialoghi che promettono di gettare le basi per una nuova era di pace e stabilità.

Dopo anni di tensioni e conflitti, la capitale ucraina sta vivendo un processo di rinnovamento diplomatico che vede la partecipazione di attori locali, nazionali e internazionali.

Iniziative diplomatiche e impegno internazionale

Diversi incontri e negoziati sono stati organizzati per superare le divergenze e creare un clima di fiducia tra le parti coinvolte. La città, simbolo della resilienza ucraina, ospita oggi una serie di tavoli di lavoro in cui si affrontano questioni cruciali: dalla sicurezza territoriale al rilancio economico e alla ricostruzione delle infrastrutture danneggiate. Questi sforzi sono stati supportati anche da istituzioni europee e organizzazioni internazionali, che forniscono assistenza tecnica e finanziaria per facilitare la transizione verso una pace duratura.

Dialogo e riconciliazione

Il percorso verso la pace a Kiev non riguarda solo aspetti politici ed economici, ma coinvolge profondi lavori di riconciliazione sociale. Le autorità locali, in collaborazione con gruppi civili e organizzazioni non governative, hanno avviato programmi di dialogo e progetti culturali finalizzati a rafforzare il tessuto comunitario. La memoria storica del conflitto è affrontata con onestà e apertura, cercando di trasformare il dolore del passato in una lezione per il futuro. Questa prospettiva inclusiva è considerata fondamentale per garantire una pace duratura e condivisa.

Sfide e prospettive future

Nonostante i progressi, il cammino verso la piena normalizzazione presenta ancora numerose sfide. La necessità di garantire la sicurezza dei cittadini, la stabilizzazione dell’economia e il superamento di vecchie rivalità rappresentano ostacoli significativi. Tuttavia, gli sforzi congiunti di Kiev e dei suoi partner internazionali indicano una forte volontà di non arrendersi di fronte alle difficoltà. Le iniziative in corso puntano a creare meccanismi di monitoraggio e cooperazione a lungo termine, per assicurare che ogni passo verso la pace sia consolidato e sostenibile nel tempo.

Conclusioni

La situazione a Kiev offre oggi uno spiraglio di speranza in un contesto spesso segnato da tensioni e incertezze. I passi avanti verso la pace non sono solo un segnale di un possibile cambiamento politico, ma rappresentano anche l’impegno di una comunità che, pur avendo vissuto momenti di grande sofferenza, guarda con fiducia al futuro. Resta, dunque, fondamentale il sostegno internazionale e la continuità del dialogo, affinché le promesse di oggi diventino la realtà di un domani più sereno e prospero per tutta l’Ucraina.

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Donald Trump sta trasformando l’America in uno stato mafioso | Jonathan Freedland | The Guardian

i boss della criminalità organizzata a volte mostrano più onore

Il modello è inevitabile, con una sola avvertenza: i boss della criminalità organizzata a volte mostrano più onore

Behold Donald Corleone, il presidente degli Stati Uniti che si comporta come un boss mafioso, ma senza i principi. Naturalmente, si esita a fare il paragone, non da ultimo perché a Donald Trump piacerebbe. E perché il Padrino è un archetipo di forza e fascino macho mentre Trump è debole , che fa costantemente regali ai nemici dell’America senza ottenere nulla in cambio. Ma quando il mondo cambia così velocemente, quando una nazione che è stata un’amica per più di un secolo si trasforma in un nemico nel giro di poche settimane, è utile avere una guida. Il mio collega Luke Harding ha chiarito la natura della Russia di Vladimir Putin quando l’ha etichettata come Stato mafioso . Ora dobbiamo attribuire la stessa etichetta agli Stati Uniti sotto il più devoto ammiratore di Putin.

 

Considerate il modo in cui si comporta la Casa Bianca di Trump, lanciando minacce e minacce che suonano meglio in siciliano originale. Questa settimana il presidente ha detto che un accordo che ponga fine alla guerra della Russia contro l’Ucraina “potrebbe essere fatto molto velocemente”, ma “se qualcuno non vuole fare un accordo, penso che quella persona non resterà in giro a lungo”. Non c’era bisogno di un traduttore per sapere che la persona che aveva in mente era Volodymyr Zelenskyy.
Giovedì, Trump era sicuro che gli ucraini avrebbero presto eseguito i suoi ordini “perché non credo che abbiano scelta”. Quasi come se avesse fatto loro un’offerta che non potevano rifiutare. Cosa che ovviamente aveva fatto. Interrompendo la fornitura di aiuti militari e la condivisione di intelligence statunitense, come ha fatto questa settimana, aveva effettivamente puntato una rivoltella russa alla tempia dell’Ucraina, la cui impronta è stata appena attenuata dalla dichiarazione di Trump di oggi secondo cui sta “considerando seriamente” sanzioni bancarie e tariffe contro Mosca, una mossa che sembrava molto simile a un uomo che fingeva di essere ugualmente duro con entrambe le parti, ma che non dovrebbe ingannare nessuno. Si aspetta che Zelenskyy ceda una grossa fetta dei minerali dell’Ucraina, nello stesso modo in cui i rivali di Corleone hanno rinunciato ai loro mezzi di sostentamento per salvarsi la vita.

 

Ecco come operano ora gli Stati Uniti nel mondo. Eliminando le formalità durante il suo discorso annuale al Congresso di martedì, Trump ha ripetuto la sua minaccia di impossessarsi della Groenlandia : “In un modo o nell’altro, la otterremo”. Ciò ha ricordato il suo precedente avvertimento a Copenaghen di dargli ciò che vuole o di affrontare le conseguenze : “forse devono succedere delle cose per quanto riguarda la Danimarca, che hanno a che fare con le tariffe”. Bel posto quello che hai ottenuto; sarebbe un peccato se gli succedesse qualcosa.
È la stessa estorsione che sta eseguendo sul vicino settentrionale degli Stati Uniti. Il primo ministro uscente del Canada Justin Trudeau lo ha spiegato questa settimana , accusando Trump di cercare di progettare “un crollo totale dell’economia canadese perché ciò renderà più facile annetterci”, aggiungendo che: “Non saremo mai il 51° stato”. È una tecnica familiare negli angoli più oscuri dell’industria edile del New Jersey: una serie di incendi sfortunati che si fermano solo quando un concorrente recalcitrante si sottomette.

 

Sia la sostanza che lo stile sono pura mafia. Notate l’ossessione per il rispetto, dimostrata nel confronto della scorsa settimana nello Studio Ovale con Zelenskyy. Tra loro, JD Vance e Trump hanno accusato il leader ucraino tre volte di aver mostrato mancanza di rispetto, suonando meno come leader mondiali che come il permaloso Tommy DeVito , il personaggio di Joe Pesci in Quei bravi ragazzi.
Da notare anche l’umiliazione dei subordinati. Nel suo discorso al Congresso, il presidente ha presentato il segretario di Stato Marco Rubio come l’uomo incaricato di riprendersi il canale di Panama. “Buona fortuna, Marco”, ha detto Trump , con una risatina. “Ora sappiamo chi incolpare se qualcosa va storto”. Scoppiano le risate ansiose del resto dei subordinati, sollevati brevemente dal fatto che non siano stati loro.
È difficile per i collaboratori e gli oppositori tenere il passo perché il potere viene esercitato in modo arbitrario e incoerente. Le tariffe vengono imposte, quindi sospese. In effetti, uno dei motivi per cui le tasse sulle importazioni piacciono così tanto a Trump è che possono essere applicate all’istante e tramite editto presidenziale. Ciò si estende alle esenzioni che Trump può offrire alle industrie statunitensi favorite. Come ha osservato Chris Hayes della MSNBC : “Questo sarà ovviamente un racket di protezione, dove Trump può con un colpo di penna distruggere o salvare la tua attività a seconda di quanto sei conforme”.

 

Perché, naturalmente, il trumpismo non limita le tattiche di Cosa Nostra agli affari esteri. Questa settimana Reuters ha riferito che diversi giudici federali nell’area di Washington DC hanno ricevuto pizze inviate in forma anonima a casa loro, un gesto che la polizia ha interpretato come “una forma di intimidazione volta a comunicare che l’indirizzo di un bersaglio è noto”. Già scossa da una raffica di post di Elon Musk che denunciava come “corrotti” e “malvagi” quei giudici che si sono opposti alla sua continua demolizione di ampie fasce del governo federale, la magistratura ora teme per la propria sicurezza. “Non ho mai visto giudici così a disagio come lo sono ora”, ha affermato John Jones, che si è ritirato dalla magistratura nel 2021.
Che si tratti di neutralizzare i giudici – “Grazie ancora, non dimenticherò”, ha detto Trump a John Roberts , presidente della Corte Suprema, mentre gli dava una pacca sulla spalla questa settimana – o di muoversi per controllare la stampa , è tutto tratto dal manuale di Corleone. L’effetto è stato notevolmente rapido, con uno strano silenzio calato sulla piazza pubblica americana. Un membro del Congresso democratico afferma che i colleghi repubblicani gli hanno detto che non criticheranno Trump perché si preoccupano per la loro sicurezza fisica e quella delle loro famiglie.

 

Ma non si tratta solo di politici. “I presidenti delle università che temono che milioni di dollari di finanziamenti federali possano scomparire stanno trattenendo il fuoco. I dirigenti allarmati dai dazi che potrebbero danneggiare le loro attività sono in silenzio”, secondo il New York Times , che ha nuovamente citato la crescente ansia tra i potenziali critici che gli attacchi online di Musk e Trump potrebbero portare ad aggressioni violente contro loro stessi o i loro cari.
Tutto questo protegge Trump, incoraggiandolo a imitare la corruzione e l’insensibilità di un boss della mafia. Guardate con quanta sfacciataggine ora fa pagare alle persone per cenare con lui a Mar-a-Lago: 5 milioni di dollari per un incontro individuale , 1 milione di dollari per far parte di un gruppo. Nel caso non aveste capito il messaggio, Trump ha annunciato che gli Stati Uniti non applicheranno più il Foreign Corrupt Practices Act , che proibiva agli americani di corrompere funzionari stranieri, mentre il suo procuratore generale ha sciolto tutte le task force legate alla cleptocrazia presso il Dipartimento di Giustizia. Quanto all’insensibilità, notate la gioia di Musk nel gettare l’agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale “nel tritacarne”, assicurando così la morte ai malati e agli affamati che facevano affidamento su medicine e cibo statunitensi.
Almeno i Corleone erano guidati dal loro presunto codice d’onore. Credevano che un atto di servizio dovesse essere ricordato e, col tempo, ricambiato. Ma Trump è andato in tribunale piuttosto che pagare i fornitori per il lavoro già svolto per il governo degli Stati Uniti e non ha memoria di coloro verso i quali gli Stati Uniti hanno un debito molto più grande . In quale altro modo il suo vicepresidente avrebbe potuto dimenticare con tanta disinvoltura il sangue versato dagli alleati dell’America, incluso il Regno Unito, quando ha respinto l’offerta di “20.000 truppe da un paese a caso che non ha combattuto una guerra negli ultimi 30 o 40 anni”?

 

Queste sono persone spregevoli, prive persino della moralità del teppista, e ora governano il paese che abbiamo considerato il nostro migliore amico sin dall’epoca edoardiana. Considerato tutto ciò, ovviamente la politica britannica dovrebbe contemplare una nuova direzione radicale, che si tratti di un’economia riprogrammata per il riarmo o di un riavvicinamento con l’Unione Europea, dato che il mondo del voto sulla Brexit del 2016 è scomparso e stare lontani dai nostri vicini più prossimi ora non è solo stupido ma pericoloso. Quando il paese più potente del pianeta è diventato uno stato mafioso, fai tutto il necessario.

 

Sorgente: Donald Trump sta trasformando l’America in uno stato mafioso | Jonathan Freedland | The Guardian

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